Basket / Serie A
Estra Pistoia, a Trento un ko che sa di resa incondizionata

Non sono tanto la sconfitta in sé o l’ultimo posto a preoccupare, quanto una situazione che per l’Estra diventa sempre più irrimediabile
Se le vie del Signore sono infinite, a Pistoia quelle del basket sembrano finite. Esaurite in un pomeriggio in Trentino, dove l’Estra ha ancora una volta approcciato alla grande una gara estremamente proibitiva per poi crollare poco dopo dinanzi a qualcosa che va ben al di sopra del mero livello dei due roster. Non è solo una questione di qualità: la compagine biancorossa ad oggi non è classificabile. E di fronte ad una gara presto indirizzata da due tiratori puri come Jordan Ford e Miles Cale, anche i più buoni propositi di una squadra vittima delle circostanze sono purtroppo decaduti.
Il tutto dinanzi al neopresidente Joseph David, che quindi avrà finalmente visto con i suoi occhi i “frutti” del lavoro del suo predecessore, oltre che una situazione sportiva su cui si è intervenuti con colpevole ritardo. Perché questa sarà pure e rimarrà, con ormai pochissimi spiragli, la retrocessione di Ron Rowan. Ma limitare il tutto ad un unico, per quanto sacrosanto, capro espiatorio rimarrebbe un ulteriore peccato capitale dinanzi ad una piazza che ha ormai esaurito anche le parole e la voglia di commentare ciò che sta accadendo. Nella speranza che, adesso, a parlare sia chi di dovere, magari davanti a dei microfoni e rispondendo a delle semplici domande.
SE QUESTA È UNA SQUADRA
A Trento è sfumato anche l’ultimo auspicio di una stagione già ampiamente compromessa. Si è voluto pensare che, passata la tempesta, si potesse tornare a parlare di basket giocato e del modo in cui la squadra biancorossa scendeva sul parquet. Pur nell’anomalia del tutto, con un gruppo italiano tagliato fuori per praticamente tutta l’annata che si è ritrovato nei fatti a dover tirare la carretta. O anche con il residuo reparto stranieri trattenuto con le valigie già in mano e chiamato a cancellare i limiti evidenti dal punto di vista tecnico e caratteriale che erano emersi in precedenza. E in questo discorso, a conoscenza di chi ha commentato la gara alla T Quotidiano Arena, rientrano anche coloro che hanno lasciato.
Insomma così è stato, così è all’oggi e così sarà fino alla fine. Anche se il club deciderà di aggiungere uno o due nuovi elementi al gruppo squadra, con solo due mesi per ricostruire nuovamente un collettivo negli equilibri e nelle responsabilità. Quelle che in questo momento sono sulle spalle di giocatori che, per motivi diversi, non possono reggerne la pressione. Così come non si può chiedere ad un coach di grandissima esperienza e competenza quale è Gasper Okorn di tirare fuori conigli dal cilindro. L’allenatore sloveno ha intrapreso la strada più giusta, viste le circostanze: provare a costruire un gioco in cui tutti siano coinvolti e possano andare a tiro. Un modo di giocare completamente agli antipodi rispetto a quello visto fino alla sosta: una rivoluzione copernicana obbligata in un contesto dove prima l’intero sistema ruotava attorno a pochi (inadatti) eletti.
Questo perché ad essere mancata per mesi è stata propria la struttura. Un reparto lunghi che è stato progressivamente depauperato (fatta eccezione per il pur non perfetto Kemp), una cabina di regia che non ha mai veramente avuto un vero e proprio comandante (se si esclude l’accentratore Christon) e un raccordo tra i due settori che nella sostanza non è mai esistito in quanto trasformato immediatamente in una proprietà privata ed esclusiva (indovinare di chi si sta parlando).
EPPUR NON SI MUOVE
Incredibile, in tutto questo, pensare che la lotta salvezza rimanga apertissima. Fatto salvo l’exploit di Napoli (la più inguaiata) contro la Virtus Bologna, le altre coinvolte nella bagarre vivono momenti di palese difficoltà. Scafati e Cremona sono state sconfitte nettamente, mentre Varese deve ancora trarre i giusti benefici dal cambio di allenatore. Pistoia quindi, da ultima solitaria della classe, dista solo di due punti da una possibile classifica avulsa che, sempre all’attualità, la premierebbe pure. Ad oggi infatti Napoli e Varese sono quelle con il record decisamente peggiore negli scontri diretti: 1-5 i partenopei, 2-3 i lombardi.
A sfavore dell’Estra, oltre alle oggettive difficoltà di cui sopra, c’è anche un calendario con pochissime sfide abbordabili e una sola contro una diretta concorrente (la penultima giornata in casa con Cremona). Un’altra anomalia, dunque, con cinque squadre in due punti per quella che sarà senza ombra di dubbio la parte più appassionante di questo ultimo scorcio di campionato. Impossibile tuttavia non pensare alle due sconfitte casalinghe prima della sosta con Treviso e proprio Scafati, oggi entrambe pesantemente contestate dalle rispettive tifoserie ed entrate in un terribile vortice negativo di risultati. Non tanto per cosa sarebbe stato in caso contrario, ma per un’ulteriore presa di coscienza: ossia di quante cose si devono sbagliare per non salvarsi in un campionato così livellato verso il basso.
Questa è la sostanza, né più né meno. Non nutrire pressoché alcuna speranza nonostante molte cose esterne dicano anche il contrario è davvero l’ultimo scadente atto di una stagione completamente sbagliata. Di una gestione all’insegna della presunzione e del pressapochismo. Apprezzabili e comprensibili gli sforzi di chi vuole guardare avanti e non più indietro. Ma quando si passa davanti a delle macerie è così: si pensa a cosa le ha provocate e non alle promesse di chi dice che ricostruirà. Anche perché, pure di quest’ultima cosa, non è dato ancora sapere niente.
