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Sicurezza nello sport: il caso Edoardo Bove legato a prevenzione, controlli e normative

Nel nuovo episodio della rubrica curata da Sicuringegneria andiamo a conoscere il delicato rapporto tra sport e sicurezza, esaminando nello specifico la normativa vigente in Italia

Nel primo articolo della nostra rubrica, abbiamo conosciuto la realtà di Sicuringegneria e come essa opera in tema di sicurezza sul lavoro. Stavolta parleremo più nello specifico di sicurezza nello sport e in particolare di un episodio avvenuto pochi mesi fa di cui si è parlato in chiave nazionale. Lo scorso 1 dicembre Edoardo Bove, giovane centrocampista della Fiorentina, è stato colto da un malore improvviso, durante la partita contro l’Inter. Il giocatore si è accasciato a terra, costringendo lo staff medico a un intervento immediato. Trasportato d’urgenza all’ospedale Careggi di Firenze, Bove è stato sottoposto a controlli specialistici che hanno portato a una decisione delicata ma cruciale per la sua salute: l’impianto di un defibrillatore sottocutaneo removibile.

Un provvedimento che gli ha consentito di essere monitorato e protetto da eventuali nuove anomalie cardiache, anche se al tempo stesso il giocatore non potrà più scendere in campo in Italia. L’episodio ha inevitabilmente riportato alla memoria il drammatico caso di Davide Astori, capitano della Fiorentina, scomparso nel marzo del 2018 a causa di una cardiomiopatia aritmogena silente. Un ricordo che sottolinea quanto sia fondamentale la prevenzione nello sport e il ruolo cruciale dei controlli medici per proteggere gli atleti.

Ma quanto sono frequenti questi episodi? I dati parlano chiaro: ogni anno, centinaia di atleti in tutto il mondo vengono colpiti da arresti cardiaci improvvisi. In Italia, si stima che circa 1.000 persone sotto i 35 anni muoiano per cause cardiache improvvise, molte delle quali legate ad attività sportive. Tuttavia, grazie ai protocolli di sicurezza, alla presenza di defibrillatori nei centri sportivi e a una crescente sensibilizzazione, sempre più vite vengono salvate. Dopo il caso di Bove, il tema della sicurezza nello sport torna sotto i riflettori e ci ricorda quanto sia importante l’uso del defibrillatore in campo. Oggi vedremo cosa dice la normativa italiana riguardo l’uso di tali strumenti.

L’IMPORTANZA DEL DAE

L’attività sportiva, soprattutto a livello agonistico, può far emergere patologie cardiache latenti. Per questo motivo, la normativa italiana ha reso obbligatoria la presenza di un DAE in tutti gli impianti sportivi, insieme a personale formato in grado di utilizzarlo.

L’importanza di un intervento tempestivo è stata dimostrato scientificamente:

  • Il massaggio cardiaco immediato e la defibrillazione precoce aumentano in modo significativo le probabilità di sopravvivenza.
  • L’utilizzo del DAE entro 3-5 minuti da un arresto cardiaco può portare la sopravvivenza fino al 70-75%.
  • Ogni minuto perso riduce le probabilità di sopravvivenza del 7-10%.

Questi dati rendono evidente quanto sia indispensabile la pronta disponibilità del defibrillatore in ogni contesto sportivo.

NORMATIVA E OBBLIGHI PER GLI IMPIANTI SPORTIVI

L’obbligo di dotare gli impianti sportivi di un DAE nasce dal Decreto Balduzzi del 2013, successivamente rafforzato dal decreto attuativo del 26 giugno 2017. Secondo queste disposizioni:

Questi obblighi valgono sia per lo sport agonistico che per le discipline non agonistiche, poiché qualsiasi attività fisica intensa può comportare un rischio cardiocircolatorio.

Tale normativa, nata dal Decreto Balduzzi (2013), si è evoluta con:

DEFIBRILLATORE E ANNESSE RESPONSABILITA’

La legge stabilisce che la responsabilità della presenza e della manutenzione del DAE ricada sulle società sportive che utilizzano l’impianto. Tuttavia, per impianti condivisi da più enti, è possibile:

Ogni impianto sportivo pubblico deve garantire che il DAE sia accessibile a tutte le società e persone che lo frequentano. Questo significa che atleti, allenatori, spettatori e staff tecnico devono essere informati sulla presenza del defibrillatore e sulla sua ubicazione.

Per questo motivo, le società sportive sono tenute a installare cartellonistica informativa, opuscoli e comunicazioni visive per garantire che tutti sappiano dove trovare il DAE e come utilizzarlo in caso di emergenza.

L’IMPORTANZA DELLA FORMAZIONE

Un defibrillatore da solo non basta: serve personale in grado di utilizzarlo correttamente. La normativa prevede che ogni società sportiva formi un numero adeguato di persone al suo utilizzo, scegliendo tra:

Il tempo è il fattore chiave in un’emergenza cardiaca. L’efficacia del defibrillatore è massima se utilizzato entro i primi 3-5 minuti dall’evento. Ogni minuto in più riduce drasticamente le possibilità di sopravvivenza.

Ecco perché le società sportive devono garantire che almeno una persona formata sia sempre presente durante gare e allenamenti.

OBBLIGHI E SANZIONI

La legge in merito alla sicurezza nello sport si esprime in modo chiaro: non rispettare gli obblighi di sicurezza espone le società sportive a responsabilità civili e penali.

 Chi non rispetta la normativa di riferimento rischia:

Il principio chiave è sancito dall’articolo 40 del Codice Penale, che stabilisce che “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”. In altre parole, se una società sportiva non garantisce la presenza di un defibrillatore o non forma il personale al suo utilizzo, potrebbe essere ritenuta direttamente responsabile in caso di tragedia.

LA SICUREZZA DEV’ESSERE UNA PRIORITA’

L’episodio di Bove è un promemoria importante: anche gli atleti giovani e allenati non sono esenti da problemi cardiaci. Ma la scienza e la tecnologia ci offrono soluzioni concrete per prevenire tragedie.

Grazie alla normativa in vigore e alla presenza diffusa dei defibrillatori negli impianti sportivi, oggi abbiamo strumenti efficaci per proteggere la vita degli atleti. Tuttavia, serve un impegno costante per garantire che questi dispositivi siano funzionanti, accessibili e utilizzati da personale preparato.

La sicurezza non è un semplice accessorio, ma parte integrante della nostra vista, rappresenta il primo passo per costruire un mondo dello sport più consapevole, responsabile e protetto.

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